Il vero significato del Ringraziamento

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Jennie Augusta Brownscombe, “Il primo Ringraziamento a Plymouth” (1914), olio su tela. Leida, Museo De Lakenhal.

Abbiamo ormai, è indubbio, una certa familiarità con il Giorno del Ringraziamento americano.
A pensarci bene, nella nostra mente si affastellano immagini cinematografiche di convivialità (o di comica incomprensione) familiare svolte intorno a enormi tacchini supinamente farciti.
Sulla scorta di alcune feste commercialmente comandate introdotte con successo nel corso degli ultimi anni, assistiamo oggi in Italia alla moltiplicazione delle iniziative giocose (party, brunch e quant’altro) e degli articoli di costume in occasione del Thanksgiving Day.
Basta una breve ricerca su Google per imbattersi in fantasiosi programmi di “serate a stelle e strisce” e in manuali e “istruzioni per l’uso” su come approcciarsi, gastronomicamente, musicalmente, emotivamente a questa nuova festa.

In questo senso l’Italia si dimostra particolarmente ricettiva. Un po’ perché in fondo il Thanksgiving Day americano è facilmente assimilabile – e probabilmente è proprio qui, oltre che nella celebrazione dei Padri Pellegrini o nella mitopoiesi della fondazione degli Stati Uniti d’America, che ne va ricercata l’origine – alle tradizionali Feste del Ringraziamento o alle più profane Feste del raccolto, residui, talvolta ancora vitali, di un’Italia cattolica e contadina che a loro volta affondavano le radici in un denso calendario di festività romane.
Un po’ perché le provincie dell’Impero sono inevitabilmente attratte da ciò che avviene nella Capitale. Non è questa la sede per esaurire il corposo argomento ma non è difficile scorgere nell’attenzione mediatica crescente una tappa di questo percorso.

Meno noto ma non meno interessante (e contraddittorio) è il protocollo delle celebrazioni americane per il Thanksgiving Day. Non tutti sanno che alcuni giorni prima del Giorno del Ringraziamento alla Casa Bianca si svolge la tradizionale cerimonia della grazia presidenziale a due tacchini, nota come “National Thanksgiving Turkey Presentation”. Questo rito risale al 1963 quando John Fitzgerald Kennedy decise di non cucinare il tacchino che veniva tradizionalmente donato al Presidente dalla National Turkey Federation.
Dal 1989 uno dei tacchini graziati apre la parata sulla Main Street di Disneyland, poi entrambi vengono trasferiti nel ranch di Frontierland (una delle attrazioni, a tema Western, del parco divertimenti). A partire dal 2005 il trasferimento da Washington a Disneyland (LA) avviene su un volo di prima classe della United Airlines, mentre dal 2003 i cittadini americani possono votare sul sito della Casa Bianca il nome da assegnare ai due tacchini.

L’articolo che segue è apparso per la prima volta su Unemployed Negativity, il blog del filosofo americano Jason Read. Qui l’originale.

Obama concede la grazia presidenziale al tacchino "Courage", nel 2011. © Alex Wong/Getty Images
Obama concede la grazia presidenziale al tacchino “Courage”, nel 2011. © Alex Wong/Getty Images.

Il vero significato del Ringraziamento

di Jason Read

Ogni anno, almeno da un certo momento alla metà del secolo scorso in poi, il Presidente degli Stati Uniti concede la grazia a un tacchino. La cerimonia, che potrebbe essere descritta come un esempio di kitsch sovrano, riceve copertura mediatica divenendo parte del generale pastone festivo insieme ai nuovi carri allegorici nella parata del Ringraziamento dei grandi magazzini Macy’s e ai vari “cosa fare con gli avanzi della festa”.

C’è qualcosa di così evidentemente assurdo in questo rituale che è quasi inutile sottolinearlo. C’è ovviamente la questione della colpa, di per quale crimine i tacchini vengano mai graziati, a parte la sventura di essere venuti al mondo come tacchini da allevamento. C’è però anche una simmetria tra la grazia presidenziale al tacchino e la festa in generale. Il tacchino viene risparmiato appena prima che altri milioni vengano cucinati in un massiccio consumo di un’unica specie: un simbolo idilliaco di pace tra l’uomo e la bestia appena prima dell’autentica mattanza. Il Giorno del Ringraziamento dovrebbe essere la celebrazione di una pacifica cooperazione tra i coloni e i Nativi Americani: come sappiamo tutti, questa pacifica celebrazione, se mai è esistita, ha preceduto un genocidio. Ciascun rituale mette in scena un mondo giusto che tutti sappiamo essere una menzogna.

Rimane però la questione di che cosa accada a questi tacchini dopo che vengono risparmiati. Ho trovato questa dichiarazione in The Thanksgiving Turkey Pardon, The Death of Teddy’s Bear, and the Sovereign Exception of Guantánamo [La grazia ai tacchini del Ringraziamento, la morte di Teddy’s Bear, e l’eccezione sovrana di Guantánamo] di Magnus Fiskesjö:

Di questi volatili si dice, secondo la proverbiale formuletta, che vissero per sempre felici e contenti. In realtà però essi vengono generalmente ammazzati entro un anno e rimpiazzati da dei sostituti. Ciò va avanti anno dopo anno. I volatili prescelti vengono ammazzati perché sono stati manipolati e riempiti di ormoni al punto da essere inadatti per ogni altro scopo che la loro macellazione e il loro consumo. Sono tacchini ad avanzamento veloce. Gli allevatori di tacchini presidenziali hanno spiegato che molti soccombono abbastanza presto per patologie alle articolazioni – le loro gracili articolazioni semplicemente non possono sopportare il peso dei loro corpi accresciuti artificialmente. I sopravvissuti più robusti possono avere un po’ più di un anno. Ma alla fine viene sempre posta fine alle loro sofferenze. Essi vengono quindi seppelliti in un cimitero presidenziale dei tacchini – il significato rituale del quale sarebbe da esplorare (possa essere rinvenuto dagli archeologi del futuro!).

La ragione per cui questi tacchini sono così poco adatti alla vita in libertà è che essi vengono forniti dalla National Turkey Federation. Sono prodotti di fattorie industriali, allevati per ingrassare rapidamente piuttosto che per vivere a lungo. Molto si potrebbe aggiungere riguardo al fatto che gli interessi della corporate lobby surclassino la simbologia della cerimonia, rendendo addirittura la grazia presidenziale una menzogna nella menzogna. Viene tutto così sovradeterminato, un tacchino di vuoto simbolismo con doppio ripieno di autorità sovrana e potere corporativo. Tuttavia, la mia mente rimane ancorata a quel cimitero di (quelle che immagino essere) tombe non contrassegnate dove i volatili vanno a finire, incapaci di sopportare il peso della loro presunta libertà. Sono creature progettate per la gabbia, e nessun decreto presidenziale può cambiare ciò. Sì, questa festa simboleggia la nazione.

jasonread

Jason Read è professore associato di filosofia all’Università del Southern Maine, Portland. Il suo libro, The Micro-Politics of Capital (SUNY Press 2003, ora disponibile anche in formato ebook), non ancora tradotto in italiano, è un caso editoriale.

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